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ALLERGIA O INTOLLERANZA?

A quanti di noi è capitato di sentire l’affermazione: “no grazie, questo non posso mangiarlo perché sono allergico”? E quanti si sono chiesti se il termine “allergia” fosse realmente corretto? Si è allergici o, forse, intolleranti ad uno o più alimenti? È questo uno dei principali quesiti che regna nel campo alimentare.

Mediamente il 25% della popolazione crede di soffrire di allergia alimentare, mentre la prevalenza reale è effettivamente molto minore (1). Nello specifico, secondo stime recenti, l'allergia alimentare interessa il 5% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e circa il 4% della popolazione adulta. Tuttavia la percezione globale di “Allergia alimentare” nella popolazione generale risulta molto più alta, intorno al 20% (2).

Sebbene entrambe le parole, “allergia” e “intolleranza”, indichino una reazione indesiderata del corpo nel momento in cui questo viene a contatto con una data sostanza, da un punto di vista clinico esistono della ampie ed evidenti differenze.

Il concetto di “allergia” è stato introdotto nel 1906 dai pediatri viennesi Clemens von Pirquet e Béla Schick (3). Deriva da due parole greche: allos che significa “diverso” ed ergon che significa “effetto”; quando si parla di allergia si intende, dunque, una reazione anomala a particolari sostanze che risultano, invece, innocue nell’80% della popolazione. Tale reazione è di tipo immunologico, cioè propria del sistema immunitario che vede coinvolte le immunoglobuline della classe IgE, ossia anticorpi che a contatto con la sostanza indesiderata, definita allergene, scatenano la reazione allergica. Gli allergeni sono molecole molto diffuse in natura in quanto costituenti, in massima parte, del regno animale e vegetale. Si tratta di proteine o glicoproteine innocue, ma nei soggetti sensibili sono i principali responsabili di reazioni allergiche. Vengono distinti in:

  • Allergeni inalatori, come pollini, epiteli, polvere, tessuti, etc;
  • Allergeni alimentari, che a loro volta comprendono proteine stabili alla digestione e al calore, in particolare le proteine del latte, dell'uovo, del pesce, dei crostacei e di alcuni vegetali, e proteine instabili al calore e alla digestione, che quindi causano sintomi per lo più localizzati al cavo orale e che sono presenti nei vegetali ma anche in alimenti di derivazione animale come le proteine del latte, della carne e dell'uovo.
Lactose intolerance

L’intolleranza, invece, è dovuta alla mancanza dell’enzima responsabile della digestione dell’alimento in questione. Ad esempio, l’intolleranza al lattosio, che è tra tutte la più nota, è causata dalla mancanza dell’enzima lattasi, il responsabile della digestione del latte. In questo caso, quindi, incide molto anche la quantità di cibo che viene ad essere assunta, come se a verificarsi fosse una vera e propria intossicazione. Un altro esempio può essere legato al glutine che, nei soggetti intolleranti, provoca celiachia o, anche detta, malattia celiaca. Parlare di malattia, in questo caso, non è del tutto corretto in quanto si tratta di una condizione che per manifestarsi necessita non solo del consumo di alimenti contenenti il glutine, ma anche della contemporanea presenza di una predisposizione genetica. In questo caso la dieta aglutinata è l'unica terapia disponibile per i soggetti celiaci e va eseguita con rigore per tutta la vita.

Sebbene i sintomi di entrambi i disturbi siano spesso sovrapponibili, come dolori addominali, nausea, diarrea etc., è importante ricordare che nel caso delle forme più gravi di allergia si può andare incontro a shock anafilattico, una reazione che può essere anche causa di morte. Si tratta, difatti, della più grave manifestazione sistemica che compare in seguito ad un'intensa sensibilizzazione per eccesso di IgE che saturano i recettori delle cellule effettrici presenti in tutto l'organismo, in particolare quelle del sistema circolatorio. La diffusa vasodilatazione e la grave ipotensione che ne consegue comportano la riduzione dell'apporto di ossigeno e di metaboliti ai tessuti, con conseguente shock, definito appunto anafilattico.

Sia nel caso delle allergie che in quello delle intolleranze sarà compito dell’allergologo stabilire, con una serie di esami clinici, quali sono i cibi o parti di essi responsabili del fenomeno patologico di cui si soffre. Il nostro compito, invece, è quello di affidarci a questi esperti al fine di capire a cosa è realmente dovuto il nostro malessere senza rischiare di fare, erroneamente, un’autodiagnosi e privarci di mangiare prelibatezze che, invece, dovrebbero solo essere assunte in minime dosi come accade per la maggior parte delle intolleranze.

ROSY MAUCIONE

 

 

FONTI:

  • Sampson H. A.: Food Allergy. JAMA 1997; 278:1888-94.
  • Clemens von Pirquet, Béla Schick, Allergie – Munch Med Wochenschr.
  • Jenkins J. A., Breiteneder H., Mills E. N. “Evolutionary distance from human homologs reflects allergenicity of animal food proteins”. J. Allergy Clin Immunol. 2007; 120:1399-405.

 

 

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